Capitolo 14 - La crisi della prima Repubblica
Un altro pesante condizionamento sulla vita democratica italiana era imposto da potenti organizzazione criminali, come Cosa Nostra, la camorra, e la ‘ndragheta.
Per realizzare i loro affari queste associazioni mafiose intossicano tutti gli aspetti della vita democratica: ricorrono sistematicamente alla sopraffazione, calpestando idiritti dei cittadini: alterano i meccanismi del mercato, pretendendo il pizzo.
Questa era la situazione alla fine degli anni Settanta, quando la mafia scatenò un’offensiva terroristica senza precedenti contro le autorità dello Stato, una vera e propria intimidazione che culminò il 3 settembre 1982 con l’assassinio del generale Dalla Chiesa.
La reazione dello Stato fu incarnata dalla magistratura palermiatan, in particolare dal pool antimafia costituito dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Grazie alle rivelazioni di Tommaso Buscetta i giudici riuscirono a istruire il cosidetto maxi processo che si aprì a Palermo e che coinvolse 474 imputati.
Il 16 dicembre 1987 la sentenza deide loro ragione: oltre a 2000 anni di reclusione e multe per 11 miliardi di euro.
il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone rimase vittima della strage di Capaci, a neanche due mesi di distanza toccò a Paolo Borsellino.