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Matematica

Funzioni

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Ogni numero (positivo o negativo) la cui rappresentazione decimale è illimitata e non periodica si dice irrazionale.

L’insieme formato dall’unione dell’ensieme dei numeri razionali e dell’insieme dei numeri irrazionali viene chiamato insieme dei numeri reali e viene indicato con la lettera R.

Massimo e minimo di un insieme

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Sia A un sottoinsieme non vuoto di R. a. Un numero reale M si dice massimo di A quando sono verificate entrambe le seguenti condizioni:
  • M appartiene ad A;
  • M è un maggiorante di A.

b. In maniera analoga, un numero reale m si dice minimo di A quando appartiene ad A ed è un minorante di A.

Estremo superiore ed estremo inferiore di un insieme

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Sia A un sottoinsieme non vuoto di R. a. Si chiama estremo superiore di A, se esiste, il minimo dell’insieme dei maggioranti di A. b. Si chiama estremo inferiore di A, se esiste, il massimo dell’insieme dei minoranti di A.

Funzione

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Si chiama funzione f di dominio A e codominio B una relazione che associa a ogni elemento di A uno e un solo elemento di B. (si scrive f: A→ B).

Che cos’è il dominio di una funzione

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Il dominio di una funzione è l’insieme su cui è definita la funzione, ossia l’insieme di partenza sui cui elementi ha senso valutare la funzione.

Per determinare il dominio basta tenere presente le indicazioni riassunte nella seguente tabella:

Indicazioni per determinare il dominio
Le operazioni di addizione, sottrazione e moltiplicazioni sono sempre definite, mentre l’operazione di divisione è definita purchè il divisore non sia nullo
Un radicale di indice pari è definito solo se il radicando è positivo o nullo, mentre un radicale di indice dispari è sempre definito purchè esista il radicando.
Il logaritmo è definito se l’argomento è positivo e la base è positiva e diversa da 1.
L’esponenziale (con base positiva costante) è sempre definito purchè esista l’esponente.
Seno e coseno sono definiti purchè sia definito il loro argomento, mentre la tangente è definita purchè il suo argomento sia diverso da π/2 + kπ.
Arcoseno e arcocoseno sono definiti a condizione che l’argomento sia compreso tra -1 e 1, mentre l’arcotangente è definito purchè sia definito il suo argomento.

Che cos’è il codominio di una funzione

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Il codominio di una funzione è l’insieme in cui sono contenute le immagini della funzione.

A livello intuitivo il codominio coincide con l’insieme di arrivo, ovvero con l’insieme dei valori che la funzione può assumere.

Classificazione delle funzioni

Le funzioni si possono classificare in base al tipo di operazioni che compaiono nell’espressione analitica f(x)f(x).

Qual è il dominio di una funzione razionale intera, di una razionale fratta, etc..

A intuizione lo capisci.

Intersezioni di una funzione con gli assi cartesiani

Dopo aver determinato il dominio, la “seconda fase” di uno studio elemetnare della funzione consiste nel determinare i suoi eventuali punti d’intersezione con gli assi cartesiani e nello studiare il segno della funzione.

  • Le ascisse degli eventuali punti di intersezione con l’asse x si ottentono ponendo y=0y = 0 nell’equazione che definisce la funzione, ossia risolvendo l’equazione f(x)=0f(x) = 0; essi si dicono zeri della funzione.
  • il punto di intersezione con l’asse y esiste a condizione che la funzione sia definita per x=0x = 0; l’ordinata del punto di intersezione si calcola semplicemente ponendo x=0x = 0 nell’equazione che definisce la funzione, ossia calcolando f(0)f(0).
  • Lo studio del segno consiste nello stabilire per quali valori di xx risulta f(x)<0f(x)<0  e per quali risulta f(x)>0f(x) > 0. Si risolve perciò la disequazione f(x)>0f(x) > 0 che individua gli intervalli dove la funzione è positiva e dove è negativa.

Funzioni pari e dispari

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Sia data una funzione y=f(x)y = f(x) avente dominio DD, tale che per ogni xDx ∈ D anche xD-x ∈ D. a. Se risulta f(x)=f(x)f(-x) = f(x) per ogni xDx ∈ D la funzione si dice pari e il suo grafico è simmetrico rispetto all’asse yy. b. Se invece f(x)=f(x)f(-x) = -f(x) per ogni xDx ∈ D la funzione si dice dispari e il suo grafico è simmetrico rispetto all’origine.

Funzioni crescenti, decrescenti, non decrescenti, non crescenti

→ Funzioni strettamente crescenti e strettamente decrescenti

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Sia II un sottoinsieme del dominio della funzione y=f(x)y = f(x). a. ff si dice strettamente crescente in II se: x1<x2=>f(x1)<f(x2)x_1 < x_2 => f(x_1) < f(x_2), per ogni x1,x2Ix_1, x_2 ∈ I b. ff si dice strettamente decrescente in II se: x1<x2=>f(x1)>f(x2)x_1 < x_2 => f(x_1) > f(x_2), per ogni x1,x2Ix_1, x_2 ∈ I

→ Funzioni crescenti e decrescenti in senso lato

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Sia II un sottoinsieme del dominio della funzione y=f(x)y = f(x). a. ff si dice crescente in senso lato in II se: x1<x2=>f(x1)<=f(x2)x_1 < x_2 => f(x_1) <= f(x_2), per ogni x1,x2Ix_1, x_2 ∈ I b. ff si dice strettamente decrescente in II se: x1<x2=>f(x1)>=f(x2)x_1 < x_2 => f(x_1) >= f(x_2), per ogni x1,x2Ix_1, x_2 ∈ I

→ Funzione periodica

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Una funzione f:Df: DRR si dice periodica se e solo se esiste un numero T>0T>0 tale che f(x)=f(x+T)f(x) = f(x+T) per ogni xDx ∈ D.

Il minimo valore di T, se esiste, per cui è verificata questa proprietà si dice periodo (minimo) della funzione ff.

→ Funzione invertibile

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Si dice ff una funzione invertibile solo se esiste una corrispondenza iunivoca tra il dominio della funzione e il suo insieme immagine.

In tal caso si chiama funzione inversa la funzione che associa a ciascun elemento dell’immagine di ff la sua (unica) controimmagine.

I limiti

→ Asintoto verticale

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Si dice che la retta di equazione x=x0x = x_0 è un asintoto verticale (bilatero) per la funzione y=f(x)y = f(x)  se, al tendere di xx a x0x_0, con xRx ∈ R, la funzione tende a - \infin o a ++\infin o a \infin.

→ Asintoto orizzontale

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Si dice che la retta di equazione y=ly = l è un asintoto orizzontale per la funzione y=f(x)y = f(x)  quando il limite della funzione per xx che tende a - \infin o a ++\infin o a \infin è uguale a ll.

Limiti delle funzioni elementari

→ Teoremi sui limiti e relative forme indeterminate

  • Teorema del confronto

    L’idea di base di questo teorema è che se il grafico di una funzione f(x)f(x) è compreso tra quello di due funzioni g(x),h(x)g(x) , h(x) in un intorno di x0x_0 e le due funzioni g(x),h(x)g(x), h(x) hanno lo stesso limite per xx0x \to x_0, allora anche la funzione f(x)f(x) ammette lo stesso limite per xx0x \to x_0.

    💡
    Siano f(x),g(x),h(x)f(x), g(x), h(x) tre funzioni tali che esiste un intorno VV di x0Rx_0 ∈ R^* per ogni xx del quale (eccetto al più x0x_0) tutte e tre le funzioni sono definite e risulta: g(x)f(x)h(x)g(x)\le f(x) \le h(x) Se limxxog(x)\lim_{x\to x_o} g(x) = limxxoh(x)=l\lim_{x\to x_o} h(x) = l con lRl ∈ R, allora anche limxxof(x)=l\lim_{x\to x_o} f(x) = l

  • Teorema del confronto 2
    💡
    Siano f(x)f(x) e g(x)g(x) due funzioni in un intorno di x0Rx_0 ∈ R^* tali che, per ogni xx di questo intorno (eccetto al più x0x_0), risulta f(x)g(x).f(x) \ge g(x). Se limxx0g(x)=+\lim_{x\to x_0} g(x) = + \infty, allora anche limxx0f(x)=+\lim_{x\to x_0} f(x) = + \infty.

  • Teorema del confronto 3
    💡
    Siano f(x)f(x) e g(x)g(x) due funzioni in un intorno di x0Rx_0 ∈ R^* tali che, per ogni xx di questo intorno (eccetto al più x0x_0), risulta f(x)g(x).f(x) \le g(x). Se limxx0g(x)=\lim_{x\to x_0} g(x) = - \infty, allora anche limxx0f(x)=\lim_{x\to x_0} f(x) = - \infty.

  • Teorema di esistenza del limite per le funzioni monòtone
    💡
    Sia f(x)f(x) una funzione monòtona (in senso stretto o lato) in un intervallo (a,b)(a, b); allora esistono sempre, finiti o infiniti, i limiti di f(x)f(x) per xa+x \to a^+ e per xbx \to b^-.

  • Teorema di unicità del limite
    💡
    Se una funzionef(x)f(x) ammette limite per xx0x \to x_0 con x0Rx_0 ∈ R^*, questo limite è unico.

  • Teorema della permanenza del segno
    💡
    Se per xx0x \to x_0 con x0Rx_0 ∈ R^*, la funzione f(x)f(x) ammette limite finito ll, positivo (negativo), allora esiste un intorno di x0x_0 per ogni xx del quale, eccetto al più x0x_0, ff è positiva (negativa).

Forme indeterminate

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++ \infty - \infty, 00 \cdot \infty, \frac{\infty}{\infty}, 00\frac{0}{0}

Ciò non significa che in questi casi il limite sia indeterminato o non si possa calcolare, ma solo che il risultato del limite può essere qualsiasi e non esiste nessun teorema che permetta di stabilirlo a priori: occorre analizzare la situazione caso per caso.

Risoluzione di alcune forme indeterminate

  • Limite per x che tende a infinito di un polinomio

    Le funzioni polonomiali sono definite e continue in R, quindi si può incorrere in forme di indecisione solo nel calcolo di limiti per x±x \to \pm \infty.

    In questi casi ci si può imbattere in una forma di indecisione del tipo ++ \infty -\infty.

    💡
    Per calcolare il limite di un polinomio per x±x \to \pm \infty  basta calcolare il limite del suo termine di grado massimo.

  • Limite per x che tende a infinito del rapporto tra due polinomi
    💡
    Per calcolare il limite del rapporto di due polinomi per x±x \to \pm \infty basta calcolare il limite del rapporto dei loro termini di grado massimo.

Continuità

→ Definizione di funzione continua in un punto

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Sia ff una funzione definita in un intorno (completo) di x0x_0; se limxx0f(x)=f(x0)\lim_{x \to x_0} f(x) = f(x_0), la funzione ff si dice continua in x0x_0.

Se solo uno dei due limiti, da destra o da sinistra, di una funzione ff per xx0x \to x_0 coincide con f(x0)f(x_0), si parla di continuità da destra o da sinistra:

  • ff  è continua da destra in x0x_0 se limxx0+f(x)=f(x0)\lim_{x \to x_0^+} f(x) = f(x_0);
  • ff  è continua da sinistra in x0x_0 se limxx0f(x)=f(x0)\lim_{x \to x_0^-} f(x) = f(x_0)

→ Funzioni continue in un intervallo

  • Teorema di esistenza degli zeri
    💡
    Sia ff una funzione definita e continua in un intervallo chiuso e limitato [a, b]. Se f(a)f(b)<0f(a) * f(b) <0, allora la funzione ammette almeno uno zero in (a, b), ossia esiste un punto xo(a,b)x_o \in (a, b) tale che f(x0)=0f(x_0) = 0.

  • Teorema di Weierstrass
    💡
    Sia ff una funzione continua in un intervallo chiuso e limitato [a,b]; allora ff ammette massimo M e minimo m in [a,b], ossia esistono x1,x2[a,b]x_1, x_2 \in [a,b] tali che: f(x1)f(x)f(x2)f(x_1) \le f(x) \le f(x_2) x[a,b]\forall x \in [a,b]

  • Teorema dei valori intermedi
    💡
    Una funzione ff continua in un intervallo chiuso e limitato [a,b] assume tutti i valori compresi fra il suo minimo m e il suo massimo M in [a,b]. In altre parole, per ogni k(m,M)k \in (m, M) esiste x0[a,b]x_0 \in [a,b] tale che f(x0)=kf(x_0) = k.

→ Punti singolari

Derivata

→ Definizione e suo significato geometrico

💡
Una funzione di equazione y=f(x)y = f(x), definita in un intorno (completo) di x0x_0, si dice derivabile in x0x_0 se :

limh0f(x0+h)f(x0)h\lim_{h \to 0} \frac{f(x_0 + h) - f(x_0)}{h}

esiste ed è finito. Questo limite prende il nome di derivata prima di ff in x0x_0 e si indica con il simbolo f(x0)f' (x_0).

La derivata, geometricamente parlando, rappresenta il coefficente angolare della retta tangente al punto del grafico della funzione.

→ Derivate di funzioni elementari

→ Punti di non derivabilità

→ Il differenziale

Consideriamo una funzione derivabile y=f(x)y = f(x) e supponiamo che la variabile indipendente xx subisca una piccola variazione Δx\Delta x.

💡
Se y=f(x)y = f(x) è una funzione derivabile in xx, la variazione Δy\Delta y subita da yy quando xx subisce una piccola variazione Δx\Delta x è approsimativamente uguale a f(x)Δxf'(x) \Delta x; in simboli: Δyf(x)Δx\Delta y \approx f'(x) \Delta x

In altre parole:

💡
Se y=f(x)y = f(x)  è una funzione derivabile in xx, il differenziale della funzione ff relativo al punto xx e all’incremento dxdx, indicato con dydy, è così definito: dy=f(x)dxdy = f'(x) dx

→ Punti stazionari, massimi e minimi relativi

Massimo relativo

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Si dice che x0x_0 è un punto di massimo relativo (o locale) per una funzione ff di dominio DD se esiste un intorno di II di x0x_0 tale che: f(x)f(x0)f(x) \le f(x_0) per ogni xIDx \in I \cap D Il valore MM assunto dalla funzione in x0x_0, cioè f(x0)f(x_0), è detto massimo relativo della funzione.

Minimo relativo

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Si dice che x0x_0 è un punto di minimo relativo (o locale) per una funzione ff di dominio DD se esiste un intorno di II di x0x_0 tale che: f(x)f(x0)f(x) \ge f(x_0) per ogni xIDx \in I \cap D Il valore mm assunto dalla funzione in x0x_0, cioè f(x0)f(x_0), è detto minimo relativo della funzione.

Massimo assoluto

💡
Si dice che x0x_0 è un punto di massimo assoluto (o globale) per una funzione ff di dominio DD se risulta: f(x)f(x0)f(x) \le f(x_0) per ogni xDx \in D Il valore f(x0)f(x_0), è detto massimo assoluto della funzione.

Minimo assoluto

💡
Si dice che x0x_0 è un punto di minimo assoluto (o globale ) per una funzione ff di dominio DD se risulta: f(x)f(x0)f(x) \ge f(x_0) per ogni xDx \in D Il valore f(x0)f(x_0) è detto minimo assoluto della funzione.

Teorema di Fermat

💡
Sia ff una funzione definita in un intervallo [a,b] e sia cc un punto interno ad [a,b], in cui ff  è derivabile. Se ff ha in cc un punto di estremo relativo, allora f(c)=0f'(c) = 0.

Punto stazionario

💡
Se una funzione ff è derivabile in cc e f(c)=0f'(c) = 0, si dice che cc è un punto stazionario della funzione ff.

Il teorema di Fermat esprime una condizione necessaria ma non sufficiente perchè un punto c sia di estremo relativo.

Teorema di Rolle

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Sia ff una funzione che soddisfa le seguenti ipotesi: a. ff è derivabile nell’intervallo chiuso [a,b]; b. ff è derivabile nell’intervallo aperto (a,b); c. f(a)=f(b)f(a) = f(b). Allora esiste almeno un punto c(a,b)c \in (a,b) per cui f(c)=0f'(c) = 0.

Teorema di Lagrange

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Sia ff una funzione che soddisfa le seguenti condizioni: a. ff è continua nell’intervallo chiuso [a,b]; b. ff  è derivabile nell’intervallo aperto (a,b); Allora esiste almeno un punto c(a,b)c \in (a,b) tale che f(c)=f(b)f(a)baf'(c) = \frac{f(b) - f(a)}{b-a}

→ Primo corollario

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Sia ff una funzione derivabile in un intervallo I e tale che f(x)=0f'(x) = 0 per ogni xIx \in I; allora ff è costante in II.

→ Secondo corollario

💡
Se ff e gg sono due funzioni derivabili in un intervallo II e tali che f(x)=g(x)f'(x) = g'(x) per ogni xIx \in I, allora esse differiscono per una costante cRc \in R, cioè: f(x)=g(x)+cf(x) = g(x) +c per ogni xIx \in I.

→ Funzioni crescenti e decrescenti

Criterio di monotonia per le funzioni derivabili

💡
Sia ff una funzione derivabile in un intervallo II: a. se f(x)>0f'(x) > 0  per ogni xIx \in I, allora ff è strettamente crescente in II. b. se f(x)<0f'(x) < 0 per ogni xIx \in I, allora ff è strettamente decrescente in II.

Criterio per l’analisi dei punti stazionari mediante la derivata prima

💡
Sia ff una funzione continua in un intorno di II di x0x_0, e derivabile in II tranne al più in x0x_0: a. se esistono un intorno sinistro di x0x_0 in cui f>0f' > 0 e un intorno destro in cui f<0f'<0, allora x0x_0 è un punto di massimo relativo per f;f; b. se esistono un intorno sinistro di x0x_0 in cui f<0f' < 0 e un intorno destro in cui f>0f'>0, allora x0x_0 è un punto di minimo relativo per ff.

→ Funzioni concave, convesse, punti di flesso

Funzione convessa

💡
Una funzione ff si dice convessa (o con la concavità verso l’alto) in un intervallo II se per ogni coppia di punti x1,x2Ix_1, x_2 \in I la corda che congiunge i punti di coordinate (x1,f(x1))(x_1, f(x_1)) e (x2,f(x2))(x_2, f(x_2)) è al di sopra del grafico di ff.

Funzione concava

💡
Una funzione ff si dice concava (o con la concavità verso il basso) in un intervallo II se per ogni coppia di punti x1,x2Ix_1, x_2 \in I la corda che congiunge i punti di coordinate (x1,f(x1))(x_1, f(x_1)) e (x2,f(x2))(x_2, f(x_2)) è al di sotto del grafico di ff.
Sia una funzione derivabile due volte in un intervallo II. a. Se f(x)>0f''(x) >0 per ogni xIx \in I, allora ff è convessa in II. b. Se f(x)<0f''(x) < 0 per ogni xIx \in I, allora ff è concava in II.

Punti di flesso

💡
Data una funzione ff, sia x0x_0 un punto in cui ff è derivabile o al più ff presenta tangente verticale. Il punto x0x_0 si dice flesso se esiste un intorno destro di x0x_0 in cui ff è convessa (concava) e un intorno sinistro di x0x_0 in cui ff è concava (convessa).

Condizione necessaria per un punto di flesso

💡
Sia ff una funzione definita in un intervallo II e sia x0x_0 un punto interno a II in cui ff è derivabile due volte. Se x0x_0 è un punto di flesso, allora f(x)=0f''(x) = 0

Questa è necessaria ma non sufficiente a garantire che x0x_0 sia un punto di flesso.

Questa affermazione non è invertibile.

Teorema di de l’Hopital

Esiste qualche legame tra il limite per xx0x \to x_0 del rapporto f(x)g(x)\frac{f(x)}{g(x)} tra due funzioni ff e

gg e il limite per xx0x \to x_0 del rapporto delle loro derivate, ossia f(x)g(x)\frac{f'(x)}{g'(x)}?

La risposta è affermativa ed è espressa nel seguente teorema

💡
Siano ff e gg due funzioni derivabili in un intorno II di x0Rx_0 \in R, eccetto al più x0x_0, e siano verificate le seguenti ipotesi: a. limxx0f(x)=limxx0g(x)=0\lim_{x \to x_0} f(x) = \lim_{x \to x_0} g(x) = 0 oppure limxx0f(x)=±\lim_{x \to x_0} f(x) = \pm \infty e limxx0g(x)=±\lim_{x \to x_0} g(x) = \pm \infty. b. g(x)0g'(x) \ne 0 per ogni xIx \in I, con xx0x \ne x_0 c. esiste limxx0f(x)g(x)\lim_{x \to x_0} \frac{f'(x)}{g'(x)} Allora esiste anche limxx0f(x)g(x)\lim_{x \to x_0} \frac{f(x)}{g(x)} e si ha: limxx0f(x)g(x)=limxx0f(x)g(x)\lim_{x \to x_0} \frac{f(x)}{g(x)} = \lim_{x \to x_0} \frac{f'(x)}{g'(x)}

Integrali

→ Primitiva

💡
Una funione FF si dice primitiva di una funzione ff in un intervallo II se è derivabile in II e per ogni xIx \in I la sua derivata in xx è uguale a f(x)f(x), cioè se: F(x)=f(x)F'(x) = f(x) per ogni xIx \in I

Se FF è una primitiva della funzione ff in un intervallo II, allora l’insieme di tutte e sole le primitive di ff in II  è costituito dalle funzioni:

G(x)=F(x)+cG(x) = F(x) +c al variare di cc nell’insieme dei numeri reali

→ Integrale indefinito

💡
L’insieme di tutte le primitive di una funzione ff si dice integrale indefinito della funzione ff e si indica con il simbolo: f(x)dx\int f(x) dx che si legge “integrale indefinito di f(x)f(x) in dxdx”.

→ Integrali immediati

→ Linearità dell’integrale indefinito

L’integrale della somma di due funzioni è la somma degli integrali delle due funzioni, e l’integrale del prodotto di una funzione per una costante è il prodotto della costante per l’integrale della funzione:

💡
a. [f(x)+g(x)]dx=f(x)dx+g(x)dx\int[f(x) + g(x)] dx = \int f(x) dx+ \int g(x) dx b. kf(x)dx=kf(x)dx\int k \cdot f(x) dx = k\cdot \int f(x) dx per ogni kRk \in R

→ Integrazione per scomposizione

Esso consiste nel cercare di scrivere la funzione da integrare, se possibile, sotto forma di combinazione lineare delle funzioni elementari di cui sopra riportata la tabella.

L’integrale può così essere calcolato sfruttando le proprieta di linearità.

In poche parole si cerca di riscrivere la funzione da integrare come la somma di più funzioni elementari per rendere il calcolo più semplice.

→ Integrazione di funzioni composte

In pratica, le regole di integrazione delle funzioni elementari possono essere generalizzate al caso in cui l’argomento della funzione integranda non è xx ma f(x)f(x), a patto che la funzione integranda sia moltiplicata per f(x)f'(x).

→ Integrazione per sostituzione

Si basa sulla seguente formula:

f(x)dx=f(g(t))g(t)dt\int f(x) dx = \int f(g(t))g'(t) dt con x=g(t)x = g(t)

Per calcolare f(x)dx\int f(x) dx mediante il metodo di sostituzione si procede come segue:

💡
1. si pone x=g(t)x = g(t) e si calcola dx=g(t)dx = g'(t); 2. si riscrive l’integrale in termini di tt, sostituendo g(t)g(t) al posto di xx e g(t)dtg'(t) dt al posto di dxdx, e si calcola l’integrale nella variabile tt così ottenuto; 3. si ritorna infine alla variabile xx, eseguendo sul risultato la sostituzione inversa.

→ Integrazione per parti

In base alla regola di derivazione del prodotto di due funzioni, si ha:

D[f(x)g(x)]=f(x)g(x)+f(x)g(x)D[f(x) \cdot g(x)] = f'(x) \cdot g(x) + f(x) \cdot g'(x)

In termini di integrali indefiniti otteniamo:

[f(x)g(x)+f(x)g(x)]dx=f(x)g(x)\int [f'(x) \cdot g(x) + f(x) \cdot g'(x)] dx = f(x) \cdot g(x)

Ovvero:

f(x)g(x)dx+f(x)g(x)dx=f(x)g(x)\int f'(x) \cdot g(x)dx + \int f(x) \cdot g'(x) dx = f(x) \cdot g(x)

Da cui ricaviamo:

f(x)g(x)dx=f(x)g(x)f(x)g(x)dx\int f(x) \cdot g'(x) dx= f(x) \cdot g(x) - \int f'(x) \cdot g(x)dx

L’integrale definito

💡
PROBLEMA Consideriamo una funzione y=f(x)y = f(x), continua e positiva (o nulla) nell’intervallo [a,b]. Come possiamo definire il concetto di area per la regione di piano, detta trapezoide, limitata dal grafico della funzione, dall’asse x e dalle rette di equazioni x=ax = a e x=bx = b?

Definiamo degli opportuni rettangoli, sommando l’area dei quali riusciremo ad approssimare ciò che intuitivamente riteniamo essere l’area del trapezoide.

→ Il concetto di integrale definito (somma di Riemann)

💡
Sia f:[a,b]Rf: [a,b] \to R. Consideriamo i punti: a=x0,x1,x2,...,xn1,xn=ba = x_0, x_1, x_2, ... , x_{n-1}, x_n = b che suddividano l’intervallo [a,b] in n intervalli aventi la stessa ampiezza, uguale a: Δx=ban\Delta x = \frac{b-a}{n} Scelto in ciascuno degli n intervalli [xi1,xi][x_{i-1}, x_i] un punto arbitrario cic_i, chiamiamo somma di Riemann della funzione ff nell’intervallo [a,b] la somma: Sn=i=1nf(ci)ΔxS_n = \displaystyle\sum_{i = 1}^n f(c_i) \Delta x

Se è una funzione continua, si potrebbe dimostrare che limn+Sn\lim_{n \to + \infty} S_n esiste finito ed è indipendente dalla scelta dei punti cic_i.

Ha senso perciò dare questa definizione:

→ Integrale definito

💡
Sia f:[a,b]Rf: [a,b] \to R una funzione continua. Si chiama integrale definito della funzione ff nell’intervallo [a,b] il limn+Sn\lim_{n \to + \infty} S_n, essendo SnS_n una somma di Riemann della funzione ff nell’intervallo [a,b]. L’integrale definito viene indicato con il simbolo: abf(x)dx\int_{a}^b f(x) dx E si legge “integrale da a a b di f(x)f(x) in dxdx”.

→ Proprietà dell’integrale definito

  • L’integrale definito, così come l’integrale indefinito, gode delle proprietà di linearità (somma e moltiplicazione).

  • Additività rispetto all’intervallo di integrazione:
    💡
    Per ogni a,b,cRa,b,c \in R risulta: abf(x)dx=acf(x)dx+cbf(x)dx\int_{a}^b f(x) dx = \int_{a}^c f(x) dx + \int_{c}^bf(x) dx

  • Monotonia rispetto alla funzione integranda
    💡
    Se ff e gg sono due funzioni continue nell’intervallo [a,b] e f(x)g(x)f(x) \le g(x) per ogni x[a,b]x \in [a,b], allora: abf(x)dxabg(x)dx\int_{a}^b f(x) dx \le \int_{a}^b g(x) dx

  • Valore medio di una funzione
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    Data una funzione ff, continua nell’intervallo [a,b], definiamo valore medio della funzione ff nell’intervallo [a,b] il numero: 1baabf(x)dx\frac{1}{b-a} \int_{a}^b f(x) dx

    Perciò se ff è continua in [a,b] esiste un numero c[a,b]c \in [a,b] tale che f(c)f(c)  è uguale al valore medio della funzione in [a,b], ossia tale che: f(c)=1baabf(x)dxf(c) = \frac{1}{b-a} \int_{a}^b f(x) dx

→ La funzione integrale

Supponiamo che ff sia una funzione continua in un intervallo [a,b]; per ogni x[a,b]x \in [a,b] la funzione ff è continua nell’intervallo [a,x], quindi possiamo definire l’integrale di ff su [a,x]:

axf(t)dt\int_{a}^x f(t) dt

Questo integrale, una volta fissato a, dipende univocamente dalla variabile x, pertanto è possibile definire una nuova funzione, detta funzione integrale, che associa a ogni x[a,b]x \in [a,b] il valore dell’integrale.

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Sia ff una funzione continua su [a,b]; si chiama funzione integrale di ff la funzione F:[a,b]RF:[a,b] \to R definita da: F(x)=axf(t)dtF(x) = \int_{a}^x f(t) dt

→ Teorema fondamentale del calcolo integrale

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Sia ff una funzione continua su [a,b] ed F:[a,b]RF:[a,b] \to R la funzione integrale associata a ff (relativa al punto a), definita da: F(x)=axf(t)dtF(x) = \int_{a}^x f(t) dt Allora la funzione FF è derivabile (quindi anche continua) in [a,b], e risulta: F(x)=f(x)F'(x) = f(x) per ogni x[a,b]x \in [a,b]

→ Calcolo dell’integrale definito

Il calcolo di un integrale definito avviene di solito sulla base del seguente teorema, che recupera la nozione di primitiva di una funzione:

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Sia f(x)f(x) una funzione continua in [a,b], e sia F(x)F(x) una sua qualsiasi primitiva in [a,b], allora: abf(x)dx=F(b)F(a)\int_{a}^b f(x) dx = F(b) - F(a)

→ Applicazioni geometriche dell’integrale definito: aree

Abbiamo visto che abf(x)dx\int_{a}^b f(x) dx rappresenta l’area con segno della regione di piano (trapezoide) limitata dal grafico della funzione y=f(x)y = f(x).

Ci poniamo ora il problema di determinare l’area della regione piana limitata dai grafici di due funzioni y=f(x),y=g(x)y = f(x), y = g(x) nell’intervallo [a,b].

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Siano ff e gg due funzioni continue in [a,b], tali che f(x)g(x)f(x) \ge g(x)  per ogni x[a,b]x \in [a,b]. Allora l’area della regione di piano limitata dai grafici di ff e gg nell’intervallo [a,b] è data da: ab[f(x)g(x)]dx\int_{a}^b [f(x) - g(x)] dx

In altre parole basterà eseguire la differenza degli integrali tra la funzione che “sta sopra” e la funzione che “sta sotto” in un determinato intervallo [a,b].