L’insieme formato dall’unione dell’ensieme dei numeri razionali e dell’insieme dei numeri irrazionali viene chiamato insieme dei numeri reali e viene indicato con la lettera R.
→ Massimo e minimo di un insieme
→ Estremo superiore ed estremo inferiore di un insieme
→ Funzione
→ Che cos’è il dominio di una funzione
Per determinare il dominio basta tenere presente le indicazioni riassunte nella seguente tabella:
Indicazioni per determinare il dominio
Le operazioni di addizione, sottrazione e moltiplicazioni sono sempre definite, mentre l’operazione di divisione è definita purchè il divisore non sia nullo
Un radicale di indice pari è definito solo se il radicando è positivo o nullo, mentre un radicale di indice dispari è sempre definito purchè esista il radicando.
Il logaritmo è definito se l’argomento è positivo e la base è positiva e diversa da 1.
L’esponenziale (con base positiva costante) è sempre definito purchè esista l’esponente.
Seno e coseno sono definiti purchè sia definito il loro argomento, mentre la tangente è definita purchè il suo argomento sia diverso da π/2 + kπ.
Arcoseno e arcocoseno sono definiti a condizione che l’argomento sia compreso tra -1 e 1, mentre l’arcotangente è definito purchè sia definito il suo argomento.
→ Che cos’è il codominio di una funzione
A livello intuitivo il codominio coincide con l’insieme di arrivo, ovvero con l’insieme dei valori che la funzione può assumere.
→ Classificazione delle funzioni
Le funzioni si possono classificare in base al tipo di operazioni che compaiono nell’espressione analitica f(x).
Se compare soltanto un numero finito di operazioni di addizione, sottrazione, moltiplicazione, divisione, elevamento a potenza a esponente razionale o estrazione di radice si dice che la funzione è algebrica, altrimenti si dice che è trascendente.
Nell’insieme delle funzioni algebriche si distinguono: funzioni intere, nelle quali la variabile indipendente non compare in alcun denominatore, da quelle frazionarie; le funzioni razionali, nelle quali la variabile indipendendente non compare sotto alcun segno di radice, da quelle irrazionali.
→ Qual è il dominio di una funzione razionale intera, di una razionale fratta, etc..
A intuizione lo capisci.
→ Intersezioni di una funzione con gli assi cartesiani
Dopo aver determinato il dominio, la “seconda fase” di uno studio elemetnare della funzione consiste nel determinare i suoi eventuali punti d’intersezione con gli assi cartesiani e nello studiare il segno della funzione.
Le ascisse degli eventuali punti di intersezione con l’asse x si ottentono ponendo y=0 nell’equazione che definisce la funzione, ossia risolvendo l’equazione f(x)=0; essi si dicono zeri della funzione.
il punto di intersezione con l’asse y esiste a condizione che la funzione sia definita per x=0; l’ordinata del punto di intersezione si calcola semplicemente ponendo x=0 nell’equazione che definisce la funzione, ossia calcolando f(0).
Lo studio del segno consiste nello stabilire per quali valori di x risulta f(x)<0 e per quali risulta f(x)>0. Si risolve perciò la disequazione f(x)>0 che individua gli intervalli dove la funzione è positiva e dove è negativa.
→ Funzioni pari e dispari
→ Funzioni crescenti, decrescenti, non decrescenti, non crescenti
→ Funzioni strettamente crescenti e strettamente decrescenti
→ Funzioni crescenti e decrescenti in senso lato
→ Funzione periodica
Il minimo valore di T, se esiste, per cui è verificata questa proprietà si dice periodo (minimo) della funzione f.
→ Funzione invertibile
In tal caso si chiama funzione inversa la funzione che associa a ciascun elemento dell’immagine di f la sua (unica) controimmagine.
I limiti
→ Asintoto verticale
→ Asintoto orizzontale
→ Limiti delle funzioni elementari
→ Teoremi sui limiti e relative forme indeterminate
Teorema del confronto
L’idea di base di questo teorema è che se il grafico di una funzione f(x) è compreso tra quello di due funzioni g(x),h(x) in un intorno di x0 e le due funzioni g(x),h(x) hanno lo stesso limite per x→x0, allora anche la funzione f(x) ammette lo stesso limite per x→x0.
Teorema del confronto 2
Teorema del confronto 3
Teorema di esistenza del limite per le funzioni monòtone
Teorema di unicità del limite
Teorema della permanenza del segno
→ Forme indeterminate
Ciò non significa che in questi casi il limite sia indeterminato o non si possa calcolare, ma solo che il risultato del limite può essere qualsiasi e non esiste nessun teorema che permetta di stabilirlo a priori: occorre analizzare la situazione caso per caso.
→ Risoluzione di alcune forme indeterminate
Limite per x che tende a infinito di un polinomio
Le funzioni polonomiali sono definite e continue in R, quindi si può incorrere in forme di indecisione solo nel calcolo di limiti per x→±∞.
In questi casi ci si può imbattere in una forma di indecisione del tipo +∞−∞.
Limite per x che tende a infinito del rapporto tra due polinomi
Continuità
→ Definizione di funzione continua in un punto
Se solo uno dei due limiti, da destra o da sinistra, di una funzione f per x→x0 coincide con f(x0), si parla di continuità da destra o da sinistra:
f è continua da destra in x0 se limx→x0+f(x)=f(x0);
f è continua da sinistra in x0 se limx→x0−f(x)=f(x0)
→ Funzioni continue in un intervallo
Teorema di esistenza degli zeri
Teorema di Weierstrass
Teorema dei valori intermedi
→ Punti singolari
Derivata
→ Definizione e suo significato geometrico
La derivata, geometricamente parlando, rappresenta il coefficente angolare della retta tangente al punto del grafico della funzione.
→ Derivate di funzioni elementari
→ Punti di non derivabilità
→ Il differenziale
Consideriamo una funzione derivabile y=f(x) e supponiamo che la variabile indipendente x subisca una piccola variazione Δx.
In altre parole:
→ Punti stazionari, massimi e minimi relativi
Massimo relativo
Minimo relativo
Massimo assoluto
Minimo assoluto
→ Teorema di Fermat
Punto stazionario
Il teorema di Fermat esprime una condizione necessaria ma non sufficiente perchè un punto c sia di estremo relativo.
→ Teorema di Rolle
→ Teorema di Lagrange
→ Primo corollario
→ Secondo corollario
→ Funzioni crescenti e decrescenti
Criterio di monotonia per le funzioni derivabili
Criterio per l’analisi dei punti stazionari mediante la derivata prima
→ Funzioni concave, convesse, punti di flesso
Funzione convessa
Funzione concava
Sia una funzione derivabile due volte in un intervallo I.
a. Se f′′(x)>0 per ogni x∈I, allora f è convessa in I.
b. Se f′′(x)<0 per ogni x∈I, allora f è concava in I.
Punti di flesso
Condizione necessaria per un punto di flesso
Questa è necessaria ma non sufficiente a garantire che x0 sia un punto di flesso.
Questa affermazione non è invertibile.
→ Teorema di de l’Hopital
Esiste qualche legame tra il limite per x→x0 del rapporto g(x)f(x) tra due funzioni f e
g e il limite per x→x0 del rapporto delle loro derivate, ossia g′(x)f′(x)?
La risposta è affermativa ed è espressa nel seguente teorema
Integrali
→ Primitiva
Se F è una primitiva della funzione f in un intervalloI, allora l’insieme di tutte e sole le primitive di f in I è costituito dalle funzioni:
G(x)=F(x)+c al variare di c nell’insieme dei numeri reali
→ Integrale indefinito
→ Integrali immediati
→ Linearità dell’integrale indefinito
L’integrale della somma di due funzioni è la somma degli integrali delle due funzioni, e l’integrale del prodotto di una funzione per una costante è il prodotto della costante per l’integrale della funzione:
→ Integrazione per scomposizione
Esso consiste nel cercare di scrivere la funzione da integrare, se possibile, sotto forma di combinazione lineare delle funzioni elementari di cui sopra riportata la tabella.
L’integrale può così essere calcolato sfruttando le proprieta di linearità.
In poche parole si cerca di riscrivere la funzione da integrare come la somma di più funzioni elementari per rendere il calcolo più semplice.
→ Integrazione di funzioni composte
In pratica, le regole di integrazione delle funzioni elementari possono essere generalizzate al caso in cui l’argomento della funzione integranda non è x ma f(x), a patto che la funzione integranda sia moltiplicata per f′(x).
→ Integrazione per sostituzione
Si basa sulla seguente formula:
∫f(x)dx=∫f(g(t))g′(t)dt con x=g(t)
Per calcolare ∫f(x)dx mediante il metodo di sostituzione si procede come segue:
→ Integrazione per parti
In base alla regola di derivazione del prodotto di due funzioni, si ha:
D[f(x)⋅g(x)]=f′(x)⋅g(x)+f(x)⋅g′(x)
In termini di integrali indefiniti otteniamo:
∫[f′(x)⋅g(x)+f(x)⋅g′(x)]dx=f(x)⋅g(x)
Ovvero:
∫f′(x)⋅g(x)dx+∫f(x)⋅g′(x)dx=f(x)⋅g(x)
Da cui ricaviamo:
∫f(x)⋅g′(x)dx=f(x)⋅g(x)−∫f′(x)⋅g(x)dx
L’integrale definito
Definiamo degli opportuni rettangoli, sommando l’area dei quali riusciremo ad approssimare ciò che intuitivamente riteniamo essere l’area del trapezoide.
→ Il concetto di integrale definito (somma di Riemann)
Se è una funzione continua, si potrebbe dimostrare che limn→+∞Sn esiste finito ed è indipendente dalla scelta dei puntici.
Ha senso perciò dare questa definizione:
→ Integrale definito
→ Proprietà dell’integrale definito
L’integrale definito, così come l’integrale indefinito, gode delle proprietà di linearità (somma e moltiplicazione).
Additività rispetto all’intervallo di integrazione:
Monotonia rispetto alla funzione integranda
Valore medio di una funzione
Perciò se f è continua in [a,b] esiste un numero c∈[a,b] tale che f(c) è uguale al valore medio della funzione in [a,b], ossia tale che: f(c)=b−a1∫abf(x)dx
→ La funzione integrale
Supponiamo che f sia una funzione continua in un intervallo [a,b]; per ogni x∈[a,b] la funzione f è continua nell’intervallo [a,x], quindi possiamo definire l’integrale di f su [a,x]:
∫axf(t)dt
Questo integrale, una volta fissato a, dipende univocamente dalla variabile x, pertanto è possibile definire una nuova funzione, detta funzione integrale, che associa a ogni x∈[a,b] il valore dell’integrale.
→ Teorema fondamentale del calcolo integrale
→ Calcolo dell’integrale definito
Il calcolo di un integrale definito avviene di solito sulla base del seguente teorema, che recupera la nozione di primitiva di una funzione:
Abbiamo visto che ∫abf(x)dx rappresenta l’area con segno della regione di piano (trapezoide) limitata dal grafico della funzione y=f(x).
Ci poniamo ora il problema di determinare l’area della regione piana limitata dai grafici di due funzioni y=f(x),y=g(x) nell’intervallo [a,b].
In altre parole basterà eseguire la differenza degli integrali tra la funzione che “sta sopra” e la funzione che “sta sotto” in un determinato intervallo [a,b].