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Realismo e naturalismo


Realismo e Naturalismo

In Francia, già a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento, si afferma in letteratura una tendezza all’abbandono dell’irrazionalismo romantico e al recupero dell’oggettività e del realismo.

I precursorsi sono:

  • De Balzac;
  • Stendhal”.

Stendhal indaga nei suoi romanzi le psicologie di personaggi inseriti in vicende negative e torbide.

Balzac invece è autore di una serie imponente di romanzi di impianto relista in cui compaiono più di duemila personaggi di ogni classe sociale.

Intorno al 1850 una tendenza al realismo la troviamo nell’opera di Gustave Flaubert, il quale raffigura personaggi ordinari fortemente condizionati dal carattere e dall’ambiente sociale.

In Madame Bovary Flaubert descrive il carattere e i desideri irealizzabili di una donna della borghesia di campagna.


Il Naturalismo è una particolare corrente del realismo letterario compresa tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta dell’Ottocento, caratterizzata da uno stretto legame tra scienza e letteratura.

La storia di questo movimento è inserparabile dal pensiero e dall’opera di Emile Zola.

Il presupposto nuovo su cui si fonda l’opera dei naturalisti è che il metodo sperimentale delle scienze esatte possa essere applicato alla scrittura letteraria, e che la conoscenza certa dei fatti e dei comportamenti umani conduca al progresso sociale.

Il proposito dei naturalisti di applicare il metodo scientifico in letteratura è espressione dello spirito razionalista e scintista che domina in Francia nella seconda metà del secolo.

Il paese sta infatti vivendo un periodo di grande prosperità.

In questo clima di espansione economica la borghesia si arricchisce rapidamente e gli operai cominciano a organizzatsi in partiti e sindacati per affermare i propri diritti.

Così il romanzo contrasta la propria reputazione di leggerezza assumendo un ruolo sociale serio ed educativo: quello di divulgare la conoscenza del reale e di contribuire al miglioramento della società


Emile Zola

Nasce a Parigi nel 1840, ma vive l’infanzia e l’adolescenza in Provenza.

Quando ha solo sette anni il padre muore di una polmonite contratta in cantiere.

Ben presto la famiglia si trova costretta a liquidare all’asta la società e ad affronatre gravi difficoltà economiche.

Emile abbandona gli studi e conduce una vita disordinata passando da un mestiere all’altro fino a quando viene assunto alla libreria Hachette.

Si schiera con decisione a favore della pittura di Manet che egli apprezza per il suo spirito di verità.

Intensifica inoltre l’attività di giornalismo letterario e politico, opponendosi in modo energico alla politica di Luigi Napoleone Bonaparte, il monarca del Secondo impero.

E’ con il romanzo Thérèse Raquin che Zola imprime una svolta naturalista alla sua scrittura, suscitando le critiche indignate di chi accusa l’opera di essere troppo cruda, ai limiti della pornografia.

Negli stessi mesi inizia a concepire il progetto monumentale di una serie di romanzi intorno alle vicende di una famiglia (Rougon - Macquart) durante il Secondo Impero, costituita da venti romanzi.

La pubblicazione procede con regolarità e assicura a Zola un reddito mensile e una posizione sempre più rilevante.

Le accese critiche sollevate da alcuni romanzi - come “L’Assommoir” - contribuiscono a consolidare la celebrità dell’autore e a diffondere le sue teorie estetiche rivoluzionarie.

I proventi derivati dalle vendite dell’Assommoir consentono a Zola di acquistare nel 1878 una casa di campagna.

Le sue opere suscitano scandalo e vendono migliaia di copie: il nono romanzo dei Rougon - Macquart, che narra la vicenda di una prostituta nell’ambiente lussuoso dell’alta borghesia parigina, vende cinquantacinquemila copie.

A sessantadue anni muore improvvisamente di asfissia per le esalazioni di una stufa.


La poetica naturalista

Il fondamento filosofico del Naturalismo si trova nelle teorie positiviste diffuse nel XIX secolo, secondo cui, grazie alla scienza, la realtà può essere conosciuta razionalmente in tutti i suoi aspetti.

Il saggio di Charles Darwin L’origine delle specie in cui lo scienziato espone la sua teoria della selezione naturale ispira il filosofo Taine, il quale identifica nella race, nel milieu, e nel moment historique i tre principali fattori che influenza il carattere dell’uomo.

Zola si avvicina all’idea del determinismo sociale che sarà fondamento della sua poetica.

L’enunciazione teorica dei principi naturalisti è esposta da Zola in tre principali riflessioni di poetica:

  • La prefazione di Thérèse Raquin
  • L’introduzione alla Fortuna dei Rougon
  • Il saggio Il romanzo sperimentale

La prima qualità del romanziere naturalista è quella che Zola definisce “il senso del reale” cioè la capacità di osservare con scrupolo la realtà del mondo contemporaneo.

Il metodo di lavoro richiede la meticolosa raccolta di dati.

Oltre a osservare conc ura, il romanziere deve anche saper riprodurre ciò che ha visto.

Zola sottolinea dunque l’importanza dell’individualità dello scrittore e del suo talento non soltanto nella selezione dei fatti ma anche nella loro esposizione.

Il lavoro dello scrittore naturalista si presenta quindi come l’equivalente letterario dell’opera di un pittore impressionista, che coglie un’impressione particolare della realtà e la restituisce alla scrittura.

I venti romanzi dei Rougon - Macquart sono uniti tra loro dai personaggi, tutti appartenenti alla stessa famiglia, studiata nel corso di cinque generazioni.

L’intenzione dell’autore è di seguire lo sviluppo dei condizionamenti fisiologici e ambientali a cui sono sottoposti i membri della famiglia.

La capostipite è Adèlaide Foque, che ha avuto figli da due uomini di classe sociale differente: quella borghese del marito Rougon, e quella popolare dall’amante Macquart.

Su tutti pesano le leggi dell’ereditarietà e quelle dell’ambiente; così la patologia originaria della madre, la follia, si dissemina tra i suoi discendenti manifestandosi in modi diversi.

Nel piano dell’opera Zola dichiara l’intenzione di passare in rassegna ogni ambiente sociale, compreso quello delle prostitute, degli assassini, dei marginali; il Naturalismo ha infatti l’ambizione di vedere tutto, di rappresentare tutto, con una particolare attenzione alla miseria economica e morale del popolo.

Il desiderio di verità che sta alla base della poetica naturalista ha un suo corrispettivo nelle scelte formali.

Per rappresentare fedelmente un ambiente sociale, Zola non esita ad adottare il linguaggio che lo caratterizza, anche quello più basso e volgare, ritenuto fino ad all’ora inacettabile in un’opera letteraria.

Nell’Assommoir ad esempio egli ricorre all’Argot, il gergo parlato dagli operai parigini.

Questa contaminazione della lingua letteraria con la parlata popolare è apparsa subito ai lettori un sovvertimento inaccettabile dei codici letterari, sollevando un coro di accuse.

Il secondo espediente a cui Zola ricorre per trasmettere un’impressione di realtà è l’uso generalizzato del discorso indiretto libero, attraverso cui egli realizza la fusione tra la voce del narratore e quella dei personaggi.

L’incertezza su chi stia parlando genera una situazione di disorientamento per il lettore, che non sa a chi attribuire i pensieri espressi e rimane privo di un sistema di valori di riferimento.

L’Assommoir

Il termine deriva da una betola in cui Zola si reca.

Il romanzo viene pubblicato inzialmente a puntate nel 1876, poi in volume nel 1877.

Per preparare il romanzo, Zola visita la periferia nord di Parigi, disegnango gli schemi delle strade e delle botteghe, poi scrive un riassunto della trama, legge libri e articoli sull’alcolismo e sugli operai e consulta dizionari sull’argot.

Nella prefazione al romanzo Zola si difende dalle critiche del pubblico, che in parte lo accusa di dare degli operai un’immagine troppo negativa, in parte gli rinfaccia la volgarità della forma.

Egli dichiara che la lingua che è tanto dispiaciuta ai suoi accusatori è quella autenticamente parlata nei sobborghi, e rivendica di avere voluto scrivere “un’opera di verità”, il primo romanzo sul popolo che non menta.

Brani

→ “La fame di Gervaise” - 84/89


Riassunto