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Salvatore Quasimodo

Data nascita1901
Anni vita67
Data morte1968

Biografia

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Quasimodo nasce a Modica, vicino a Ragusa, nel 1901.

Il padre è trasferito a Messina subito dopo il disastroso terremoto del 1908.

Lo spettacolo del dolore e della devastazione naturale si imprime in modo indelebile nella mente del bambino.

Quasimodo non compie studi classici ma viene avviato all’istruzione tecnica; si iscrive poi alla facoltà di Ingegneria a Roma, tuttavia deve interrompere gli studi per ragioni economiche e si adatta a svolgere molti mestieri.

Nel frattempo matura in lui una intensa passione per la poesia.

Inizia a scrivere testi poetici e parallelamente studia con caparbietà e rigore il latino e il greco, sotto la guida di un insegnante privato.

Per seguire la sua vocazione letteraria si trasferisce a Firenze nel 1929 e viene introdotto nell’ambiente intellettuale della città. L’anno dopo esce la sua prima raccolta Acque e terre.


Nel 1938 decide finalmente di abbandonare il lavoro di geometra cibile e inizia a lavorare nell’editoria.

Nel 1940 pubblica la sua tradizione dei Lirici greci, che suscita polemiche nel mondo accademico ma generale apprezzamento per la resa poetica, e l’anno successivo è nominato insegnante di Letteratura italiana al conservatorio di Milano.

Nel 1943 è denunciato da una spia come antifascista, ma non viene arrestato; non prende parte attivamente alla Resistenza ma dopo la guerra si iscrive al Partito comunista, benchè la sua militanza politica duri pochi anni.

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Nel 1959 gli viene assegnato il premio Nobel per la Letteratura.

L’attribuzione del premio suscita vivaci contestazioni nell’ambiente intellettuale italiano.

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Muore improvvisamente nel 1968 per un’emoraggia celebrale.

L’evoluzione poetica

Quasimodo porta all’esasperazione il modello di espressione poetica derivato dalle poesie di Giuseppe Ungaretti, poi confluite in Sentimento del tempo: adotta infatti un linguaggio oscuro, quasi indecifrabile, che tende alla brevità estrema e al frammento.

Elemento cardine di questa poesia non è il verso, ma la singola parola, che cessa di essere un mezzo di comunicazione verso l’esterno per trasformarsi in strumento di indagine proprio dell’io lirico.

Le poesie scritte da Quasimodo in questi anni contribuiscono a stabilire alcune delle costanti poi considerate dalla critica come proprie dello stile ermetico: la brevità, la presenza di sostantivi privi di articoli, la prevalenza di termini astratti, l’anomalia delle costruzioni sintattiche, la densità di analogie e metafore, la ricerca di una intensa musicalità.

A differenza di altri poeti ermetici, Quasimodo introduce nella sua poesia temi autobiografici, primo tra tutti quello della Sicilia arcaica e leggendaria, con profonde radici greche, evocata attraverso elementi simbolici del paesaggio.

Si aggiungono il tema dell’infanzia, la condizione di esilio della terra natale, la presenza dei morti, la fragilità della carne.

Le raccolte pubblicate a partire dagli anni Quaranta mostrano la svolta profonda che si determina in Quasimodo dopo l’esperienza della Seconda guerra mondiale e il contatto con il dolore inflitto dagli uomini ad altri uomini.

Temi centrali della riflessione di Quasimodo divengono ora la guerra, la violenza che stravolge la natura umana, la condizione dell’uomo in quanto membro di una collettività civile.

Il linguaggio si adegua alla nuova esigenza comunicativa e diviene più concreto e aperto, sebbene mantenga alcuni elementi retorici della precedente stagione come la diffusa presenza di sinestesie, metafore, antitesi.

Nella metrica viene abbandonata la tendenza al frammento e prevalgono gli endecasillabili, i settenari e i quinari.

Brani

→ “Ed è subito sera” - 373

→ “Alle fronde dei salici” - scheda

→ “Uomo del mio tempo” - 379


Riassunto