Verga e il verismo

Il pessimismo di Verga

Giovanni Verga è fortemente legato ai luoghi e alle tradizioni culturali della Sicilia. Essendo appartenente alla media proprietà terriera della provincia siciliana avversa la politica protezionistica della sinistra storica che favorisce le attività imprenditoriali del Nord e che ostacola gli interessi dei latifondisti meridionali. Diffida quindi nella modernizzazione economica a cui l'Italia si era avviata.

Da ragazzo inoltre aveva sostenuto il processo di unificazione dell'Italia ma progressivamente si accentuò la sua estraneità nei confronti dei partiti al governo del paese. La sua visione del mondo si incupisce e tende a evidenziare gli aspetti negativi delle relazioni sociali tra gli uomini, che sono secondo lui sempre dettati dalla legge dell'utile economico. Ogni individuo secondo l'autore è in lotta per l'affermazione di sè, la vede come una legge naturale. La sua visione del mondo è quindi di pessimismo materialista e assoluto.

La sua opinione si consolida con la lettura della questione meridionale pubblicata alla fine degli anni '70: la consapevolezza della degradazione e della meseria delle popolazioni del Sud accrescita il suo pessimismo, e non fa cavillare in lui la convinzione che la legge del più forte valga a ogni livello sociale, che però guarda sempre con sguardo oggettivo da scienziato, senza pietà ne indignazione.

Zola come ispirazione

Verga inizia a leggere soprattutto romanzieri francesi dei quali discute con l'amico Capuana ed intorno al 1876, con la scoperta dei testi di Zola, Verga cambia stile letterario, in quanto ammira il naturalismo di Zola e le sue opere. Inizia così il periodo italiano letterario chiamato da Verga e Capuana verismo, ossia l'imitare i romanzieri naturalisti francesi e documentare la realtà del vero. Oggi invece con verismo si indica nello specifico l'arte letteraria di Capuana e Verga.


Lo stile verista

Le modalità narrative e stilistiche scelte per questo stile furono:

I testi veristi principali

Questa fase verista durerà pero per Verga solo dieci anni, in cui alterna testi tradizionali a romanzi veristi, e non scrisse mai un saggio contente le regole del nuovo stile.

Gli unici testi in cui esprime i principi della poetica verista sono tre:

  1. la novella Fantasticheria (1879)
  1. la lettera a Farina, premessa alla novella L'amante di Gramigna
  1. la Prefazione al romanzo I Malavoglia

Sono semplicemente testi inseriti in opere letterarie di cui costituiscono una parte integrante.


Zola e Verga a confronto

ZolaVerga
Ideologiascienza può migliorare la condizione delle classi popolariscienza e progresso non possono migliorare la società
Realtà rappresentataprotagonisti romanzi sono gli operai, i minatori e le masse cittadinemondo dei pescatori e dei contadini siciliani, il più arretrato d'Italia
La serie dei romanzivicende di diversi personaggi di una stessa famigliavicende di personaggi di condizione sociale via via più elevata
Attività preliminarenumerose schede dei personaggi e si reca personalmente sui luoghi da rappresentarelavoro preparatorio più modesto e preferisce scrivere "da lontano"
Tecnica dell'impersonalitàadotta il punto di vista dei personaggi, ma a volte è possibile percepire il giudizio di una voce narrante esterna alla vicenda rappresentatausa questa tecnica in modo più rigoroso, eclissandosi quasi completamente
Descrizionidescrive i personaggi e gli ambienti piuttosto diffusamenteriduce al minimo le descrizioni di personaggi e ambienti
Linguaaccanto alla lingua caratteristica dei ceti rappresentati, usa - soprattutto nelle descrizioni - un linguaggio di livello medio e borghesenei Malavoglia si avvale del parlato popolare in modo più omogeneo nei diversi livelli della narrazione, mentre in Mastro-don Gesualdo la voce narrante appartiene a un ambiente sociale medio-alto