Giosue Carducci

Biografia (1835 - 1907 → 72 anni)

Luogo nascita

📍 Valdicastello, Lucca, Toscana

Situazione famigliare

Media borghesia

Padre medico ed appassionato liberale

L'infanzia e gli studi

Trascorre l'infanzia in📍 Maremma a contatto con una natura libera e selvaggia che lascia un forte segno sul suo carattere.

Frequenta liceo a📍 Firenze: dimostra un inclinazione allo studio della retorica e delle lingue classiche. Il rettore (rappresentatore) dell'università "Scuola Normale" di Pisa ascolta alcune sue poesie e fa si che il giovane riceva una borsa di studio per la prestigiosa università. Egli si dedica quindi alla laurea in Filosofia e filologia e comincia ad insegnare in alcuni licei.

L'incarico all'università e le posizioni politiche

1859: sposa Menicucci, cugina conosciuta anni prima al liceo → quattro figli:

La scelta dei nomi non è ovviamente casuale, dimostra l'attaccamento del poeta alla tradizione letteraria italiana ed ai valori democratici del padre.

Ottenne poi la cattedra di Letteratura italiana all'Università di Bologna.

Intanto la delusione per il governo italiano postunitario, tradizionalista e legato alla monarchia, gli fa assumere apertamente posizioni giacobine ed anticlericali, socialiste ed anarchiche. Le sue opinioni radicali, espresse pubblicamente, causano la sua sospensione dall'insegnamento per due mesi. Successivamente però muore sia la madre che il figlio Dante, che incidono profondamente sull'interiorità del poeta.

Le relazioni amorose

1872: inizia un'intensa relazione con Carolina Piva che durerà fino alla morte di lei quasi diec'anni dopo. Carolina era donna di grande cultura e fervente ammiratrice dei versi carducciani e Carducci ne risulta dolcemente innamorato. Nascerà da questa relazione anche un figlio, Gino, che verrà però riconosciuto dal marito di Piva.

L'avvicinamento alla monarchia

Carducci abbandona progressivamente le posizioni libertarie e socialiste per avvicinarsi a quelle conservatrici e nazionalistiche. Incontra personalmente i sovrani d'Italia ed è colpito dal fascino della regina Margherita di Savoia alla quale dedica l'ode Alla Regina d'Italia.

Si schiera inoltre a favore del colonialismo e viene definito poeta vate dell'Italia umbertina.

Viene poi nominato senatore e Cavaliere di Gran Croce, è quindi un periodo di grandi riconoscimenti pubblici che culminano con il premio Nobel per la letteratura nel 1906. La regina si occupa di donare la casa-biblioteca (che acquistò) del poeta alla città di Bologna una volta morto nel 1907.


Lo stile

Carducci ripropone un classicismo vitale ed energico che si mescola con un grande bisogno di realismo. La poesia deve, attraverso un linguaggio e tematiche riprese dal mondo greco e latino, raccontare la realtà contemporanea senza introdurre elementi surreali come quelli del romanticismo.

Il lessico delle sue opere è quindi classicheggiante.

La metrica barbara

Consiste nel ripristino della metrica greca e latina con l'utilizzo però del linguaggio volgare, cosa che risulta difficilissima. La differenza sostanziale tra la metrica classica e quella volgare era che si basavano su:

Carducci ripropone quindi il metro barbaro non riportando però la lunghezza delle vocali che sarebbe un compito troppo arduo ed i risultati migliori si hanno nei pentametri e negli esametri che vengono riproposti senza rime.


I temi

  1. La storia, in cui vi scorge gli ideali di vita laica e repubblicana in cui crede, le virtù dell'uomo lontane dalla superstizione religiosa.
  1. La cultura pagana, come descritto nel punto precedente.
  1. Rimpianto per il mondo classico
  1. Il ricordo della Maremma toscana, a cui era molto legato per la sua infanzia. Viene descritto come un mondo governato dalla natura, anche crudele.
  1. Riflessioni sul ruolo che il poeta e l'artista rivestono sulla società contemporanea.

Le opere

Vi è un primo periodo in cui risulta forte sostenitore del classicismo, in cui pubblica:

Sono componimenti che riprendono temi ed episodi della tradizione classica greca, latina ed italiana in cui vi è una forte ricercatezza del linguaggio.

Pubblica poi Inno a Satana, che ottenne una certa risonanza, e si tratta di un testo anticlericale in cui Carducci arriva a identificare Satana con il progresso moderno e la forza rivoluzionaria del lavoro umano.

In seguito Giambi ed Epodi (1867-1879) in cui espone le sue idee democratiche contro la classe politica contemporanea, accusandola di corruzione ed immoralità.

La sua poesia si evolve con Rime nuove (1887), una raccolta di poesie al cui centro vi è il tema dell'amore, rivisitato in chiave classica, a cui si accompagna quello del sogno, della vitalità e della forza della giovinezza, per questo vi sono scenari della Maremma, simbolo d'infanzia del poeta.

Negli stessi anni pubblica anche Odi barbare in cui utilizza la metrica barbara. È una specie di esperimento metrico che cerca di riprodurre il ritmo della poesia antica nella poesia moderna.

Rime e ritmi (1899) è la raccolta di poesia che consacra Carducci come poeta vate (sacro) del nazionalismo monarchico. In questi testi sono presenti odi celebrative (Piemonte, Alla città di Ferrara) e componimenti che inneggiano al valore della patria.


Analisi opere

Alla stazione in una mattina d’autunno (Odi barbare)

Il componimento è dedicato a Lidia (Carolina Piva), la donna amata del poeta: la sua figura, delicata e luminosa, si contrappone al grigiore e al rumore infernale della stazione, da cui deve partire. Il treno - "mostro" sbuffante e alato che la rapisce agli occhi del poeta - è quasi una figura mitologica, che trasfigura il paesaggio reale in una dimensione onirica, in cui le tinte fosche degli uomini e delle macchine si accompagnano alla nebbia e al buio del mese di novembre. La donna, immagine di luce e dell'estate ritorna nel ricordo del poeta e per un istante sembra dissipare le ombre descritte in precedenza; infine l0animo dell'autore si smarrisce tra la nebbia autunnale, che sembra penetrare dentro di lui e togliergli ogni forza vitale.

I due nuclei compositivi

Vi sono due nuclei compositivi all'interno della poesia:

  1. I versi 37-48 risalgono al giugno del 1875 e ricordano un incontro avvenuto a Milano tra il poeta e Lidia
  1. Le altre strofe sono state composte successivamente, nel dicembre del 1876, e nascono da un incontro autunnale con la donna.

Gli elementi fondamentali ed i temi

Nel testo si contraddistingue la descrizione di un ambiente moderno e cupo con la visione angelica della donna in quel grigiore della stazione.

L'autore contrappone termini moderni, come i "fanali", ad un lessico aulico tipico del classicismo e pone una visione onirica e mitologica di elementi comuni. Qui il treno non è visto come macchina segno del progresso ma come un segno di civiltà industriale disumana che lacera le relazioni (ad esempio i lampioni "sbadigliano" la loro luce fioca sul fango).

Al buio della stazione Carducci si oppone e si rifugia nel sogno dal verso 37, in cui tutto è pervarso dalla luce attribuita a Lidia. Si passa infatti alla descrizione dell'incontro avvenuto a Giugno.

Al verso 49 però l'evasione si conclude e l'assenza di Lidea precipita il poeta nel presente e lo lascia come ubriaco ("ebro"), deve toccarsi per capire di non essere un fantasma, di essere ancora in vita. L'autunno ricompare con un'incessante caduta di foglie e con alcuni versi viene detto come è ormai dentro la sua anima, la sua esistenza gli appare come un lungo e infinito novembre. Meglio dunque smarrirsi dice, perdere la percezione della vita.

La musicalità del testo

Vi sono pochissime rime nel testo ma c'è una fitta rete di richiami sonori, attraverso assonanze, onomatopee e allitterazioni. Le anafore hanno il compito di incalzare il ritmo poetico, riproducendo una difficoltà di dire e accettare la realtà.